Ci opponiamo a ogni tentativo di rimuovere il crocefisso dalle nostre scuole. Non possiamo lasciare che muoiano la nostra identità e la nostra cultura in nome del ‘Politically Correct’ portato avanti da cotanta cieca ignoranza”. Riprende, attraverso la nota e l’affondo dei consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Alessandro Basso, Claudio Giacomelli e Leonardo Barberio, la battaglia in difesa della presenza del simbolo della Croce nelle scuole, discussione che ha più volte infiammato, nel corso degli ultimi anni, le aule delle amministrazioni comunali e regionali e il Parlamento.

Quella dei consiglieri di Fratelli d’Italia è la dura replica al neo ministro Lorenzo Fioramonti, già protagonista della polemica per la circolare relativa agli scioperi dei ragazzi per il clima. Fioramonti, nel corso della trasmissione radiofonica ‘Un giorno da Pecora’ di Rai Radio 1, ha manifestato il suo orientamento verso una scuola laica e priva di simboli religiosi, definendo come ‘divisiva’ la discussione sul crocifisso in aula. La suggestione sollevata da Fioramonti è quella, anch’essa più volte oggetto di discussione, che riguarda la parità di dignità di tutti i simboli religiosi esistenti, quindi di libertà di religione, fortemente garantita in Italia dalla costituzione e dal comune sentire dei cittadini; in questo contesto, la presenza del crocifisso in aula potrebbe orientare, indirettamente o esplicitamente, verso la religione cristiana finendo per ledere proprio tale diritto. Il cuore della questione già da qualche tempo però si è spostato non sul valore del crocifisso unicamente come simbolo religioso, ma sul suo significato culturale, non solo italiano ma di più nazioni europee, e il gruppo consiliare regionale di FdI ha fortemente ricordato questo punto presentando una mozione sul tema per sensibilizzare la Giunta sulla difesa proprio dei simboli culturali nelle scuole.

Già il Consiglio di Stato, nel 2006, si era espresso sull’argomento, sottolineando come il crocifisso in un luogo di culto abbia propriamente ed esclusivamente valore religioso, atto a sollecitare consenso e adesione ai fondamenti della cristianità, ma come lo stesso simbolo, in una sede non religiosa e destinata all’educazione proprio come la scuola, possa rivestire anche per i non credenti un significato di rappresentanza di valori che ispirano l’ordine costituzionale italiano, fondamento della convivenza civile. Il crocifisso può svolgere quindi una funzione simbolica educativa a prescindere dalla religione professata. Per questo, secondo i consiglieri, “Non possiamo tollerare dichiarazioni, da un ministro della Repubblica italiana, che portano allo smantellamento delle più tradizionali formule di auto-rappresentazione culturale e identitaria del popolo italiano. Al di là di ogni considerazione di carattere giuridico, il crocefisso rappresenta per tutti gli italiani, credenti o non credenti, un insopprimibile riferimento culturale a quei precisi valori spirituali che sono alla base della civiltà italiana ed europea. Nessuna questione di tolleranza e laicità dello Stato italiano: il crocefisso è un simbolo che non offende nessuno e non permetteremo azioni estremiste della neo sinistra grillina contro la nostra identità e la nostra cultura”.

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