Da TriestePrima.it del 13 agosto 2018

Claudio Giacomelli, consigliere regionale di Fratelli d’Italia questa mattina a Trieste ha evidenziato alcuni aspetti di una proposta di legge sugli alloggi popolari e sull’assegnazione delle case Ater.

La proposta di legge

“La proposta di legge – ha sottolineato Giacomelli – che vogliamo portare all’attenzione si basa su due ragioni: la prima, ossia i beneficiari dei servizi abitativi pubblici devono avere il requisito dell’assenza di titolarità di diritto di proprietà o del godimento di altri diritti su beni immobili ubicati in territorio italiano o all’estero sulla base dell’art 2 del ddr numero 394 del 1999. La seconda ragione sta proprio nel ddr, vale a dire il riferimento di legge fondamentale, perché gli stranieri, invece che procedere per autocertificazione, dovranno avere un’attestazione scritta da parte del proprio consolato“.

Nessuna possibilità di verifica

La realtà  è che oggi i comuni e le Ater non sono in grado di verificare se le certificazioni corrispondono al vero” ha rilevato Giacomelli. “Un’altra battaglia che è stata fatta propria per primi da Fratelli d’Italia, ancora sotto la giunta Serracchiani, al fine di favorire l’integrazione sociale, verificare la presenza di nuclei famigliari diversificati per categoria e composizione tenuto conto delle seguenti categorie: anziani, famiglie di nuova formazione, famiglie italiane, famiglie straniere, disabili, genitori separati e eventuali categorie di comprovata rilevanza sociale“.

Il riferimento normativo

“Naturalmente questo va anche ad evitare che la categoria delle famiglie straniere – che rappresentano l’8 per cento della popolazione -vada a prendersi il 50 per cento delle case Ater“. “Poi faremo il requisito per l’accesso – ha rimarcato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia – basandoci sulla sentenza della Corte Costituzionale 106  del 2018 che ha dichiarato l’incostituzionalità della legge della regione Liguria, che prevedeva come requisito per l’accesso i dieci anni sul territorio dello Stato. Questa sentenza, che viene citata anche dal Partito Democratico ma che evidentemente non ha mai letto le motivazioni, e che spesso viene opposta a chi vuol favorire gli italiani per le case popolari, in realtà contiene delle aperture estremamente importanti”.

Il radicamento territoriale

Le politiche della regione ben possono chiedere un radicamento territoriale continuativo e ulteriore rispetto alla residenza e il godimento di un diritto fondamentale alla casa e l’ottenimento dell’abitazione si colloca alla fine di un percorso di integrazione della persona presso la comunità locale, e può richiedere garanzie di stabilità che nella situazione di assegnazine di alloggi pubblici a locazione scongiurino avvicendamenti troppo ravvicinati”.

Cosa dice l’Europa

La Corte Costituzionale – ha proseguito Giacomelli – poi si è rivolta ad una direttiva della Comunità Europea che riconosce lo status di soggiorno di cittadini di paesi terzi che risiedono in uno stato membro da almeno cinque anni. Quindi il limite di cinque anni per cittadini comunitari non sarebbe un limite né arbitrario né irragionevole“. “Voglio ricordare che in Friuli Venezia Giulia il requisito in questo momento è di due anni pertanto dalla nostra proposta lo faremo salire a cinque per accedere alle case Ater“.

Le segnalazioni Ater

Giacomelli ha ricordato come “gli alloggi di via Negri sono considerati di ottimo livello e in tanti casi non c’è stato neanche il collaudo, o ad esempio, la Domus Civica, i residenti abbiano firmato i contratti ad aprile e non siano ancora entrati e senza sapere quando potranno farlo procedendo a rinvii“.

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