Una fredda mattina d’inverno del 1984. Il convoglio militare arriva a destinazione. Quattro lunghe ore dalla caserma Etruria a Rieti ad un non precisato poligono nelle gelide montagne dell’Aquila. Scendiamo dai camion. L’adrenalina investe un po’ tutti. Finalmente dopo sei mesi di addestramento siamo pronti per l’esame finale quello più difficile. I carabinieri sono già in postazione. Ci mettiamo in fila a ritirare le armi. Il nostro tenente ci dà gli ultimi consigli. Controlliamo l’attrezzatura. Tre siringhe di atropina, la maschera anti-NBC (Nucleare, Biologico, Chimico), i filtri, la tuta anti-NBC. La pistola al nostro fianco. Già la pistola. L’unico antidoto nel caso venissimo contaminati. Io ero entrato volontario nel I° Battagliane Assaltatori Nucleare-Biologico-Chimico, un corpo d’elite formato da tutto il panorama militare: Esercito, Marina, Aviazione. Sei mesi di duro addestramento con annesso esame scritto/orale e pratico. Requisiti? Liceo Scientifico. Ora eravamo li pronti a ricevere le mostrine e lo scudo con l’atomo. Sei mesi passati velocemente. Le grida del tenente mi svegliano da questi pensieri. “Assaltatori! dobbiamo entrare in quel villaggio ostile”. Le ore di pratica si fanno sentire. Ci apriamo a ventaglio. Ognuno copre l’altro. Sappiamo che abbiamo gli occhi addosso del nostro Colonello. Entriamo. Di botto alcune rapide esplosioni. Una nube densa e biancastra ci invade completamente. Il cuore esplode. Sentiamo la voce del nostro tenente: “SARIN!”. La peggiore delle bestie. Il sarin è un gas nervino particolarmente aggressivo, mortale, inodore, insapore, incolore. Ti blocca il sistema nervoso per cui muori o di arresto cardiaco o di soffocamento in un paio di minuti. Ti penetra nei pori della pelle per cui non basta solo la maschera. Lo inali pure al contatto con un qualsiasi cosa esposta. Hai tempo 15 secondi per indossare la maschera e la tuta anti- NBC altrimenti ti devi iniettare tre siringhe di atropina. Oppure usi l’antidoto al tuo fianco. La mano sinistra si posa veloce sulla fronte e con un gesto rapido del capo l’elmetto scivola sul gomito. Nella destra è già pronta la maschera. Quattro secondi. Ora la tuta. Ma il più è fatto. Otto secondi. Vedo un muro e mi avvicino. Ci sono altri due commilitoni. Mi giro e vedo due del mio battaglione che non sono riusciti a mettersi la maschera. Il tenete grida loro: “ATROPINA!”. Sono fuori per loro il corso finisce qui. Il villaggio è preso. A terra vedo sdraiati alcuni dei miei. Penso alla realtà. Sarebbero sicuramente morti. Attendiamo l’arrivo dei bonificatori. Indossano tute ancora più pesanti. Lavano i militari a terra e li trasportano nella zona ospedale. Senza protezione sei morto in un paio di minuti.

 

2017: edizione straordinaria: raid aereo. Usato gas SARIN sulla popolazione in Siria. Decine di morti tra cui bambini. Le immagini passano lente. Fumo, bambini a terra, persone che applicano la respirazione bocca a bocca, altri che prendono i corpi dei bambini e li trasportano su ambulanze improvvisate. Guardo le immagini e penso ai sei mesi di corso. Il gas nervino SARIN è inodore, insapore e incolore. Perchè c’è del fumo? Basta un petardo a far esplodere un contenitore. Ore ed ore a provare a mettere tuta e maschera in meno di 15 secondi altrimenti muori. Il gas nervino SARIN entra per inalazione, tatto ti entra nei pori della pelle. Ma allora TUTTI quei soccorritori sono morti. Avvisateli! Conto i secondi, i minuti e non si vedono i primi sintomi dell’avvelenamento: vomito, perdita di urina, feci. Nessuno che ha spasmi convulsivi. Nessuno che usa l’atropina. Blocco la trasmissione. Torno indietro. Mi accorgo purtroppo che quei bambini sono già morti. Il rigor mortis è chiaro indubbiamente la zona è stata bonificata. Condanno qualsiasi atto contro i civili inermi specie se bambini. Ma truccare la morte per propagandare o per giustificare qualcosa lo trovo vomitevole. Con quest’articolo ho voluto trasmettere la mia conoscenza in una materia terribile e semisconosciuta che può essere facilmente manipolata. A voi il resto.

Edoardo Fabiani

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