Nata per facilitare l’accesso a soluzioni abitative a persone che non hanno la possibilità di approcciare al più costoso mercato delle abitazioni private, l’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale) opera secondo “logiche di programmazione finanziaria collegate allo sviluppo urbanistico del territorio”, quindi non principalmente finalizzate alla tutela delle esigenze abitative del ceto meno abbiente e/o di situazioni di estrema fragilità sociale (ad es. persone disabili, anziani ultrasessantacinquenni), da risolvere mediante assegnazione di abitazioni in locazione a canoni calmierati.

Conformemente a queste premesse, a far tempo dal 1° gennaio 2017 sono state adottate nuove modalità di calcolo dei canoni di locazione per l’edilizia sovvenzionata ATER di Trieste: il criterio di valutazione della capacità economica dei locatari non si basa più sulla somma annuale dei redditi Irpef della famiglia, bensì sull’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), uno strumento che tiene conto di reddito, patrimonio e degli elementi distintivi che caratterizzano il nucleo familiare (numerosità e tipologia).

Il direttore dell’ATER di Trieste, Antonio Ius, ha più volte ribadito che l’adozione di nuovo questo parametro trova giustificazione nel suo diffuso utilizzo come criterio di accesso alle prestazioni sociali ed ai servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate, ben attento a sottolineare che a fare le norme non è l’Azienda, tenuta invece ad applicarle: l’Ater di Trieste è infatti un ente pubblico economico, sottoposto alla vigilanza della Regione Friuli – Venezia Giulia.

Dei 10.800 contratti di locazione attualmente in essere a Trieste, un totale di circa 20mila persone residenti in alloggi Ater di cui la maggior parte, circa 57%, rientra nel “segmento A” con ISEE fino a 10mila euro; il “segmento B”, caratterizzato da ISEE tra 10.001 e 33.334 euro, ricomprende il residuo 31% dei locatari, con soltanto il 2% degli stessi, poco più di 200 famiglie, ad appartenere al “segmento C”, con ISEE superiore a 33.334 euro.

Per effetto dell’applicazione del nuovo metodo di calcolo ben 6.729 contratti hanno subÌto rincari di vario tipo; circa 4mila famiglie dovranno pagare sino a 50€ mensili in più, mentre altre 929 sopporteranno esborsi compresi tra i 100 ed i 200 euro per rata. In particolare circa la metà di questi ultimi, cioè 486 nuclei familiari, si vedranno accrescere il canone di un importo tra i 100 ed i 150€ mensili: un aumento estremamente consistente soprattutto per gli appartenenti al segmento A, il cui precedente canone medio mensile oscillava tra i 75€ ed i 130€, mentre il canone medio del segmento B variava dai  213€ ai 490€.

A fronte di questa situazione a dir poco allarmante, l’assessore regionale alle infrastrutture ed al territorio Mariagrazia Santoro, esponente democratico di quella giunta Serracchiani che guida la Regione ed ha stabilito le nuove modalità di calcolo del canone, è stata convocata in audizione del consiglio comunale di Trieste lo scorso 13 marzo, in una seduta dedicata all’argomento. Nel suo intervento volta a rassicurare l’aula ha affermato che «il nuovo canone Ater Trieste vedrà una riduzione di entrate di bilancio di circa mezzo milione di euro», aggiungendo inoltre che «non ci sarà un aumento dei canoni, semmai a una redistribuzione, nella quale i canoni sono stati complessivamente ridotti, oltre che resi più equi».

Peccato che i conti non tornino e dalle simulazioni effettuate emerga invece che, complessivamente, le diminuzioni siano pari a poco meno di 288mila euro, mentre gli aumenti sfiorino i 379mila euro; messa in termini di più semplice comprensione, due terzi degli inquilini dell’Ater subiranno aumenti che, in 219 casi, supereranno i 200 euro al mese, mentre soltanto un terzo di essi  beneficerà di una riduzione del canone.

Immediata la replica di Claudio Giacomelli, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Trieste:  «La propaganda fatta dal Partito democratico arriva al punto di definire un sacrificio quello che l’Ater sta programmando. Invece, davanti alla realtà delle cose, posso affermare con certezza che siamo in una situazione esattamente contraria. Santoro in aula non ha risposto ad alcuna domanda. Inoltre l’Ater ha calcolato i canoni sulla base di dichiarazioni ISEE vecchie. Santoro ha invitato chi fosse in tale condizione a recarsi agli sportelli Ater per ottenere una revisione al ribasso, ma chi l’ha fatto si è trovato davanti a un muro, perché l’Ater agli addetti al pubblico non ha comunicato alcunché. Quelli che hanno pagato di più – ha concluso – aspetteranno invano la restituzione, gli altri nel frattempo sono diventati morosi».

 

Fabio Angioletti

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