Da Trieste All News del 16 agosto 2019

“L’Italia del sì contro l’Italia del no”.Con questa frase il Ministro dell’Interno Matteo Salviniapre ad uno dei possibili scenari politici futuri che potrebbero prospettarsi se si deciderà di ritornare alle urne. Il vicepremier infatti, in un’intervista rilasciata ad Alessandro Sallusti per “Il Giornale”, annunciava l’incontro con i leader di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, per discutere di una possibile e futura alleanza di governo, dichiarando: “Io non escludo nessuno. Questo non è il momento di escludere ma di includere il più possibile”.

In un periodo forse un po’ inusuale, nel bel mezzo del mese di agosto, anche questa volta la tradizionale crisi di governo è arrivata: che fosse inaspettata non lo si può certo sostenere e, anzi, sono stati molteplici i segnali che fin dalla nascita del governo giallo-verde preannunciavano il futuro e l’inevitabile “divorzio” dei due coniugi di Palazzo Chigi – la Lega ed il Movimento Cinque Stelle – concretizzatosi ufficialmente con la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, depositata in senato dal partito di Matteo Salvini. In questa atmosfera incerta, tesa e sotto molti aspetti preoccupante, la corsa alle (possibili) alleanze si fa sempre più caotica, tra voci di corridoio, smentite, ripensamenti e ipotesi di unioni impensabili fino a poco tempo fa.

Giorgia Meloni a Trieste con Claudio Giacomelli, Fabio Scoccimarro e Luca CirianiQuel che è certo, tuttavia, è che se a “sinistra” rimane ancora un’immagine sfocata di quell’unità evocata più volte dallo stesso Nicola Zingaretti e di un partito, il PD, che seppur lentamente stenta comunque ancora a riassestarsi dopo la perdita di popolarità subita negli ultimi anni, a “destra” troviamo invece una coalizione ideologicamente e politicamente compatta, che si è detta pronta a scendere in campo come un’unica squadra nel caso di eventuali elezioni. In particolare per quanto riguarda Lega e Fratelli d’Italia.

“È un’alleanza molto omogenea, che in questo momento avrebbe la maggioranza dei voti degli italiani”, spiega Claudio Giacomelli, consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia di Fratelli d’Italia. “Una possibile alleanza tra Lega e Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni la chiede ormai da otto mesi”, aggiunge il consigliere, spiegando come l’avanzamento di tale proposta trovi le sue ragioni a seguito dei risultati ottenuti alle regionali e più ancora alle europee, dove il partito di Giorgia Meloni è cresciuto numericamente di molto nei consensi. “Fratelli d’Italia è pronto”, continua Giacomelli. “Abbiamo proposte forti e le nostre stelle polari sono sempre quelle dell’interesse nazionale: penso al blocco navale, ma anche ad un’attenzione verso i ceti produttivi e le piccole e medie aziende. Tutte situazioni oggi tradite dal governo giallo-verde”.

Giacomelli, dopo l’annunciata e forse – in attesa degli ultimi aggiornamenti – definitiva crisi di governo, quasi tutti i partiti hanno espresso una ferma volontà di andare al voto; tra questi anche Fratelli d’Italia, che assieme alla Lega, dalla presentazione della mozione di sfiducia chiedono le dimissioni dello stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Siamo di fronte ad una situazione in cui il Premier, che si reggeva su un’alleanza che non c’è più, continua a stare al suo posto facendo finta di niente. Finché non passa la mozione di sfiducia si fa finta che quella maggioranza di governo ci sia ancora, in altri tempi il Premier si sarebbe dimesso da un pezzo”.

Voci di corridoio ipotizzavano nei giorni scorsi la possibilità di un’alleanza “temporanea” tra il Partito Democratico ed il Movimento Cinque Stelle, ipotesi che sono state smentite e riprese più volte. Solo ipotesi?

“Pare incredibile che i partiti che sono stati più puniti dalle elezioni degli ultimi due anni, il Movimento 5 Stelle che è stato completamente ridimensionato alle europee, ed il Partito Democratico, che negli ultimi anni è stato decisamente bastonato dagli elettori, decidano autonomamente di fare un governo: la loro linea politica è stata bocciata dagli italiani. I numeri li hanno ed è una cosa che ha un senso costituzionale, ma che non ha un senso politico: mi sembra anche incredibile che il M5S, che fino a ieri diceva peste e corna del PD, non solo da un punto di vista dei programmi e delle azioni ma anche delle persone, possa passare con disinvoltura dall’allearsi con Salvini ad allearsi con Zingaretti”.

In questo scenario incerto, ai fortunati vincitori che avranno il compito di guidare nei prossimi mesi il governo del Bel Paese pende tuttavia sul capo una pesantissima spada di Damocle: la legge finanziaria. Di chi sarà la responsabilità di quanto verrà deciso nella prossima Legge di Stabilità? Sarà davvero, viste le ultime vicissitudini della politica italiana, un salto nel vuoto come molti si aspettano?

“Come sempre succede in Italia la responsabilità verrà palleggiata come se non fosse di nessuno. Oggi parliamo della finanziaria come di una cosa che ha bisogno di partire da zero; io ritengo però che tanto la Lega quanto il M5S, che hanno fatto una politica economica nell’ultimo anno e mezzo, dovrebbero avere già delle bozze e delle ipotesi, quindi non si riparte da zero. Le responsabilità naturalmente saranno equamente ripartite tra chi ha governato fino a ieri e che inizierà a governare domani”.

L’Italia avrà non poche difficoltà a riacquistare credibilità a livello internazionale.

“L’immagine che daremo all’estero sarà la solita immagine, e cioè quella di una politica confusa, litigiosa, che è quello ormai che un po’ tutti si aspettano dall’Italia. Il prestigio che può avere il nostro paese non deriva dalla sua situazione politica ma deriva da alcune eccellenze e naturalmente da alcune imprese e da alcune attività, nonché dai risparmi degli italiani.”

A dover essere rivisti non sono solo la mentalità con cui ormai si affronta e si vive la politica italiana ad oggi, ma il sistema stesso?

“È un sistema costituzionale e parlamentare ingessato, nato dalla paura dell’avvento del comunismo o del ritorno del fascismo. Credo siano da riprendere alcune battaglie storiche che sono anche proprie di quella che era la destra italiana, e credo che l’elezione diretta del Premier sia una delle prime cose: esistono dei sistemi istituzionali in Italia che funzionano e sono quelli dei Comuni e delle Regioni, e hanno l’elezione diretta.”

Se una possibile alleanza tra Lega e Fratelli d’Italia risulterebbe essere quindi un percorso “naturale” da seguire per i due partiti, il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, rimane tuttavia l’incognita. Sotto l’aspetto puramente numerico, analizzando le percentuali di consenso, risulta molto più importante di quanto ci si potrebbe aspettare.

“Da un punto di vista algebrico è chiaro che Forza Italia può essere molto importante. Oggi viene quotata intorno a un 6 per cento che può essere utile per una governabilità. Ma dal punto di vista programmatico bisogna essere molto chiari su alcuni temi fondamentali come il rapporto con l’Europa, il rapporto tra Unione Europea e sovranità nazionale, la questione immigrazione, sicurezza, giustizia e fisco. Bisogna essere chiari con un patto di governo prima delle elezioni e sottoposto ai cittadini: se ci sarà questa convergenza, se ci sarà questa alleanza e se si andrà a votare, saranno gli italiani a decidere se dare più peso a Giorgia Meloni o a Silvio Berlusconi”.

Attendendo la presa di posizione definitiva della sinistra, possiamo dire che quella dell’alleanza tra Lega e Fratelli d’Italia rappresenti di fatto una nuova destra? 
“Diciamo che ad oggi ‘destra’ e ‘sinistra’ sono due concetti molto importanti dal punto di vista giornalistico e mediatico, ma da un punto di vista politico e soprattutto programmatico hanno perso importanza e molto del loro fondamento. La parola ‘destra’ è una parola che ha un valore tradizionale, ma che ha perso di definizione politica; io parlerei piuttosto di un movimento che mette al primo posto la tutela dell’interesse nazionale, la tutela dei cittadini e delle imprese italiane. Le sfide oggi sono queste: interne, ed esterne.”

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